Per me si va ne la città dolente, per me si va ne l'etterno dolore, per me si va tra la perduta gente.
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Per me si va ne la città dolente, per me si va ne l'etterno dolore, per me si va tra la perduta gente.
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Fatti non foste a viver come bruti, ma per seguir virtute e canoscenza.
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Libero, dritto e sano è tuo arbitrio, e fallo fora non fare a suo senno: per ch'io te sopra te corono e mitrio.
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E come quei che con lena affannata, uscito fuor del pelago a la riva, si volge a l'acqua perigliosa e guata.
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Oh imaginativa che ne rube, tal volta sì di fuor, ch'om non s'accorge, però ch'altri sensi ad essa tùbe!
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E come i stornei ne portan l'ali, nel freddo tempo, a schiera larga e piena, così quel fiato li spiriti mali.
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E io: 'Maestro, che è tanto greve, a quelle che lamentar li fa sì forte?'.
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Già era in loco ove s'udia 'l rimbombo, dell'acqua che cadea ne l'altro giro, simile a quel che l'arnie fanno rombo.
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Sì lunga tratta di gente, io vidi, che di venire a pareggiar pareva innumera.
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Quivi la brutta Eritón crepava, che richiamò le ombre a' corpi sui.
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