”Quivi la brutta Eritón crepava,
che richiamò le ombre a' corpi sui“

{ $page->featured_image_alt }
0
0
0
0
Fullscreen Allegory Image
Significato
La frase descrive Eritone, una maga famosa nell'antichità classica, conosciuta per le sue capacità necromantiche, ossia di riportare i morti in vita. Dante la colloca nel sesto canto dell'Inferno tra le mura della città di Dite, un luogo infernale dove vengono puniti gli eretici. Da un punto di vista filosofico, il passaggio può essere interpretato come una condanna dell'uso della magia nera e dei tentativi umani di sovvertire l'ordine naturale delle cose, come la separazione tra la vita e la morte. Psicologicamente, può rappresentare le paure arcaiche e universali dell'umanità riguardo alla morte, al confine tra la vita e l'aldilà, nonché l'inquietudine associata con l'occulto e il sovrannaturale.
Allegoria
L'immagine include Eritone come simbolo del potere e della paura associati con la necromanzia e l'occulto. Le ombre che si sollevano dalla terra enfatizzano il confine tra il regno dei vivi e quello dei morti, evidenziando il tema della manipolazione delle forze naturali. Le mura di Dite sullo sfondo sottolineano l'ambientazione infernale, rappresentando l'inesorabiltà delle punizioni divine. La luce spettrale che illumina il volto di Eritone simboleggia la seduzione pericolosa del sovrannaturale, al contempo affascinante e terrorizzante.
Applicabilità
Il messaggio di questa frase può essere applicato alla vita moderna come un avvertimento contro i tentativi di manipolare forze al di là del controllo umano. Essa ci esorta a rispettare i limiti naturali e a considerare le conseguenze delle nostre azioni, specialmente quando ci addentriamo in territori sconosciuti o pericolosi. Nel quotidiano, questo può essere visto come un invito alla prudenza, alla saggezza e alla responsabilità nell'uso delle proprie capacità e conoscenze.
Impatto
La frase e, in generale, la "Divina Commedia" di Dante hanno avuto un impatto profondo nella cultura occidentale. L'opera ha influenzato non solo la letteratura, ma anche la filosofia, l'arte, la teologia e la cultura popolare. Le immagini potenti e i temi universali trattati nella "Divina Commedia" continuano a risuonare nel tempo e sono stati oggetto di innumerevoli analisi e interpretazioni. La figura di Eritone, con le sue connessioni all’occulto e alla necromanzia, continua a rappresentare il fascino e la paura del sovrannaturale al di là del controllo umano.
Contesto Storico
La "Divina Commedia" fu scritta nel primo quarto del XIV secolo, uno dei periodi più affascinanti della storia italiana, un'epoca di intensa fervore politico, religioso e intellettuale. La figura di Eritone proviene dalla mitologia romana e greca dove era nota come una delle streghe nel poema epico "Pharsalia" di Lucano, scritta durante il I secolo d.C. Lucano la descrive mentre resuscita i morti per predire il futuro, stabilendo così il contesto gotico e infernale della narrativa di Dante.
Critiche
La "Divina Commedia" è stata oggetto di critiche e dibattiti infiniti. Alcuni critici hanno messo in evidenza l'aspetto moralistico e la rigida divisione tra bene e male che può apparire anacronistica e dogmatica. In tempi moderni, l'interpretazione letterale dell'opera può essere discussa alla luce delle diverse sensibilità religiose e culturali. Tuttavia, le dimensioni allegoriche e simboliche della "Divina Commedia" la rendono un'opera aperta, capace di stimolare il pensiero critico e la riflessione etica.
Variazioni
La figura della maga o strega che evoca i morti è presente in molte culture. Ad esempio, nella mitologia giapponese ci sono racconti di onmyoji (magi) che hanno potere sul mondo degli spiriti. In Africa occidentale, figure simili appaiono nei racconti del griot e negli miti Yoruba, che talvolta includono figure che possono comunicare con il mondo degli spiriti.
280 caratteri rimasti
Invia Commento

Nessun Commento

  • {S'altra vita non è, perché a questa, non date voi la più parte del core?}

    S'altra vita non è, perché a questa, non date voi la più parte del core?

    Ugo Foscolo

  • {Sì lunga tratta di gente, io vidi, che di venire a pareggiar pareva innumera.}

    Sì lunga tratta di gente, io vidi, che di venire a pareggiar pareva innumera.

    Dante Alighieri

  • {C'è magia nell'aria stasera, e tutto può succedere.}

    C'è magia nell'aria stasera, e tutto può succedere.

    Cultura popolare

  • {Tu proverai sì come sa di sale, lo pane altrui, e come è duro calle, lo scendere e 'l salir per l'altrui scale.}

    Tu proverai sì come sa di sale, lo pane altrui, e come è duro calle, lo scendere e 'l salir per l'altrui scale.

    Dante Alighieri

  • {Già era in loco ove s'udia 'l rimbombo, dell'acqua che cadea ne l'altro giro, simile a quel che l'arnie fanno rombo.}

    Già era in loco ove s'udia 'l rimbombo, dell'acqua che cadea ne l'altro giro, simile a quel che l'arnie fanno rombo.

    Dante Alighieri

  • {La separazione è tutto ciò che conosciamo del paradiso, e tutto ciò di cui abbiamo bisogno dell'inferno.}

    La separazione è tutto ciò che conosciamo del paradiso, e tutto ciò di cui abbiamo bisogno dell'inferno.

    Emily Dickinson

  • {E io: 'Maestro, che è tanto greve, a quelle che lamentar li fa sì forte?'.}

    E io: 'Maestro, che è tanto greve, a quelle che lamentar li fa sì forte?'.

    Dante Alighieri

  • {Oltre la spera, che più larga gira, passa 'l sospiro ch'esce del mio core.}

    Oltre la spera, che più larga gira, passa 'l sospiro ch'esce del mio core.

    Francesco Petrarca

  • {E come i stornei ne portan l'ali, nel freddo tempo, a schiera larga e piena, così quel fiato li spiriti mali.}

    E come i stornei ne portan l'ali, nel freddo tempo, a schiera larga e piena, così quel fiato li spiriti mali.

    Dante Alighieri