”Ahi quanto a dir qual era è cosa dura,
questa selva selvaggia e aspra e forte,
che nel pensier rinova la paura!“

{ $page->featured_image_alt }
0
0
0
0
Fullscreen Allegory Image
Significato
Il significato della frase è profondo e stratificato. Dante descrive l'ingresso in una "selva selvaggia e aspra e forte", una metafora del percorso difficile e pieno di ostacoli (spirituali, morali e psicologici) che l'uomo deve affrontare nella vita. La "paura" rinnovata nel pensiero rappresenta il timore umano di fronte all'ignoto e al male. Il termine "selva" simboleggia uno stato di smarrimento e confusione spirituale dal quale Dante inizierà il suo viaggio di purificazione e redenzione.
Allegoria
La foresta fitta e oscura rappresenta l'ignoto e le paure che affrontiamo nella vita. Il sentiero coperto di rovi simboleggia le difficoltà e gli ostacoli del percorso di crescita personale. L'individuo in abiti medievali rappresenta Dante, e per estensione ogni persona che affronta il proprio viaggio interiore. Il raggio di luce che penetra attraverso i rami simboleggia la speranza e la possibilità di trovare una via d'uscita e redenzione attraverso la conoscenza e l'introspezione. Il libro aperto e la bussola rappresentano rispettivamente la ricerca di conoscenza e la necessità di orientamento nel viaggio di vita.
Applicabilità
Questa frase riflette esperienze universali, come il sentirsi persi o smarriti in momenti difficili della vita. Può essere applicata quando ci troviamo di fronte a sfide che sembrano insormontabili, e ci ricorda che riconoscere e confrontare le proprie paure è il primo passo verso la crescita personale e la trasformazione. È un invito a non arrendersi, ma a intraprendere un percorso di conoscenza di sé che può portarci fuori dalla "selva oscura".
Impatto
La "Divina Commedia" ha avuto un impatto immenso sulla cultura e la letteratura mondiale. Ha ispirato innumerevoli artisti, scrittori, filosofi e rappresenta un capolavoro della letteratura allegorica. Ha contribuito significativamente allo sviluppo della lingua italiana. Le frasi e i concetti della "Divina Commedia", come il viaggio di Dante attraverso l'Inferno, sono citati frequentemente e utilizzati per esprimere metafore su esperienze umane universali.
Contesto Storico
La frase è stata scritta all'inizio del XIV secolo, tra il 1308 e il 1321, periodo in cui Dante compose la "Divina Commedia". L'opera riflette il contesto storico e culturale del Medioevo in Europa, caratterizzato da profondi cambiamenti sociali, politici e spirituali. Dante stesso fu esiliato da Firenze, e la sua esperienza personale influenzò profondamente il contenuto dell'opera.
Critiche
Alcune critiche alla "Divina Commedia" riguardano l'interpretazione dei suoi contenuti teologici e politici. L'opera può essere vista come un prodotto della mentalità medievale, con tutta la sua struttura sociale e morale, che potrebbe risultare anacronistica oggi. Alcuni critici moderni discutono l'equità delle punizioni dei dannati e la rigidità della visione morale di Dante.
Variazioni
Esistono variazioni moderne e culturali della tema dell'esilio e dello smarrimento spirituale. Molti testi religiosi e filosofici di culture diverse trattano il concetto della "selva oscura" come percorso di purificazione. Ad esempio, la Bibbia parla di "deserto spirituale", mentre le filosofie orientali trattano del "ciclo della sofferenza" che porta all'illuminazione. Ogni cultura ha sue interpretazioni di questi percorsi interiori che riflettono la comune condizione umana di affrontare prove e crescere da esse.
280 caratteri rimasti
Invia Commento

Nessun Commento

  • {S'altra vita non è, perché a questa, non date voi la più parte del core?}

    S'altra vita non è, perché a questa, non date voi la più parte del core?

    Ugo Foscolo

  • {E come quei che con lena affannata, uscito fuor del pelago a la riva, si volge a l'acqua perigliosa e guata.}

    E come quei che con lena affannata, uscito fuor del pelago a la riva, si volge a l'acqua perigliosa e guata.

    Dante Alighieri

  • {Libero, dritto e sano è tuo arbitrio, e fallo fora non fare a suo senno: per ch'io te sopra te corono e mitrio.}

    Libero, dritto e sano è tuo arbitrio, e fallo fora non fare a suo senno: per ch'io te sopra te corono e mitrio.

    Dante Alighieri

  • {Oh imaginativa che ne rube, tal volta sì di fuor, ch'om non s'accorge, però ch'altri sensi ad essa tùbe!}

    Oh imaginativa che ne rube, tal volta sì di fuor, ch'om non s'accorge, però ch'altri sensi ad essa tùbe!

    Dante Alighieri

  • {La bontà infinita ha sì gran braccia, che prende ciò che si rivolge a lei.}

    La bontà infinita ha sì gran braccia, che prende ciò che si rivolge a lei.

    Dante Alighieri

  • {E come i stornei ne portan l'ali, nel freddo tempo, a schiera larga e piena, così quel fiato li spiriti mali.}

    E come i stornei ne portan l'ali, nel freddo tempo, a schiera larga e piena, così quel fiato li spiriti mali.

    Dante Alighieri

  • {Per correr miglior acque alza le vele, omai la navicella del mio ingegno, che lascia dietro a sé mar sì crudele.}

    Per correr miglior acque alza le vele, omai la navicella del mio ingegno, che lascia dietro a sé mar sì crudele.

    Dante Alighieri

  • {E io: 'Maestro, che è tanto greve, a quelle che lamentar li fa sì forte?'.}

    E io: 'Maestro, che è tanto greve, a quelle che lamentar li fa sì forte?'.

    Dante Alighieri

  • {Tu proverai sì come sa di sale, lo pane altrui, e come è duro calle, lo scendere e 'l salir per l'altrui scale.}

    Tu proverai sì come sa di sale, lo pane altrui, e come è duro calle, lo scendere e 'l salir per l'altrui scale.

    Dante Alighieri

  • {Lasciate ogne speranza, voi ch'intrate.}

    Lasciate ogne speranza, voi ch'intrate.

    Dante Alighieri